lunedì 19 maggio 2008

GUEGLIO PROPONE UNA COMMISSIONE CONSILIARE «ASSETTO URBANO e ABITATIVO» E LA REALIZZAZIONE DI UN CAMPUS PER FORMAZIONE-ISTRUZIONE-RICERCA


SEDUTA D'INSEDIAMENTO DEL CONSIGLIO COMUNALE - 19 MAGGIO 2008
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ILLUSTRAZIONE DEI PRINCIPI GUIDA PER L'ATTIVITA' DEL GRUPPO CONSILIARE
«LA SINISTRA UNITA PER SESTRI»
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L’esperienza della Sinistra l’arcobaleno, travolta dalla sconfitta elettorale, è esaurita.
Dissoltosi l’arcobaleno, scelgo di connotare il gruppo consiliare che rappresenterò in Comune con un nome e un logo che in qualche modo siano sintesi delle due liste che hanno appoggiato la mia candidatura e intanto richiamino a quell’unità della sinistra che continuo a considerare una necessità, una risorsa indispensabile per un Paese che sta vivendo una stagione molto difficile e rischia di precipitare in un abisso di nichilismo isterico.

Io non lo so se sarà possibile, a questo punto della corsa, controllare le forze irrazionali che sono state evocate dagli strateghi disinibiti di una folle campagna eversiva di tutti i valori; etici, umani, istituzionali, civili; so che quanti hanno a cuore questi valori – le condizioni dell’umana convivenza e della stessa civiltà – hanno il dovere di mobilitarsi in loro difesa.

Anche in quest’aula - col nostro comportamento oltre che con le nostre scelte - e fuori, nei nostri rapporti con la cittadinanza, noi possiamo portare il nostro contributo – forse piccolo, nondimeno essenziale – a questa lotta della civiltà contro la barbarie.
Io non sono che uno, ma proverò a portare il mio contributo, se la forza e la ragione mi assistono, al compito, che sento necessario e urgente, di lavorare per ricostruire quella prospettiva umanistica che sento necessaria per la nostra comunità.
Sono sicuro che molti in quest’aula condividono le mie preoccupazioni; e voglio sperare che nessuno sentirà il compito tanto impegnativo da considerarlo irraggiungibile, o come un ideale lontano, distinto dal proprio agire quotidiano, fuori del proprio orizzonte operativo.
Ognuno di noi, individualmente, è inadeguato; ma tutti potremo invece fare molto; se cominceremo a interpretare i nostri ruoli con la serietà che richiedono: e cioè non strumentalmente, in vista di un vantaggio partitico (la cui legittimità o almeno la cui eticità mi pare sempre più dubbia; e mi si permetterà di fare riferimento a vecchi vizi che vorrei vedere scomparire per sempre e non solo da quest’aula, quali le varianti peggiorative al PUC, magari approvate all’ultimo minuto utile – utile per chi?; o i lavori pubblici invisi a una parte di cittadini che vengono programmati in modo che cadano subito dopo le elezioni; o la connessione operativa con gruppi di amici… ecc.), ma avendo per obiettivo reale – dico reale – l’interesse dei cittadini e, strettamente connessa a questo, la dignità dell’Istituzione che tutti assieme rappresentiamo.
Dico questo, badate, non per un puro ossequio formale alle regole della democrazia rappresentativa – che pure sono importanti e sono non solo espressione ma espressive di significati e valori irrinunciabili –; né per un’astratta esigenza moralistica; ma per la profonda convinzione del ruolo operativamente decisivo che questa istituzione può svolgere per lo sviluppo o almeno per la tenuta di un sistema di valori e di regole di convivenza che non so chiamare altrimenti che civiltà.

Noi, lo vogliamo o no, costituiamo uno degli snodi essenziali di quell’insieme sfuggente eppure concretissimo almeno nelle conseguenze che è la «comunità educante». Dobbiamo esserne profondamente consapevoli; tenere a bada la nostra distrazione; la tentazione di inseguire convenienze personali o di gruppo ove queste configgano con l’interesse generale; e sapere che ogni nostra decisione ha un impatto non solo sulle condizioni di vita ma sulla stessa coscienza dei cittadini.
Faccio un esempio che può parere banale e lo è meno di quanto possa apparire:
se si pone un divieto bisogna essere certi che si è in grado di farlo rispettare; altrimenti non lo si ponga; perché transigere sulle regole che si dettano è un messaggio non solo confusivo, è profondamente diseducativo e lede l’immagine dell’Amministrazione e il concetto stesso di legalità. Allora bisogna saper dare norme e divieti con saggezza e misura: solo quelli che effettivamente servono, solo quelli che il cittadino può realisticamente rispettare (il limite di velocità a 30 km/h o è finto o è vessatorio), solo quelli che si è in grado di fare effettivamente rispettare. Adottando anche in questo campo la buona norma di scegliere sulla base delle proprie capacità di intervento in rapporto alla gravità del problema. Quando parlo di capacità di intervento non alludo solo, naturalmente, alle proprie capacità di repressione, ma di collaborazione alla soluzione del problema: se l’obiettivo, ad esempio, è mantenere la città pulita ed educare i cittadini al mantenimento del decoro urbano, bisognerà essere in grado di fornire un adeguato numero di cestino per i rifiuti e un efficiente servizio di pulizia degli stessi. Ecc.
Fra gli esempi di legalità e civismo (oltre che evidentemente di buona amministrazione) va messa al primo posto la gestione e il funzionamento della macchina amministrativa: fonte di efficienza o di inefficienza com’è naturale ma anche di possibili ingiustizie e importante matrice dell’opinione che il cittadino si forma non tanto della bravura del sindaco o dell’assessore ma della funzionalità dell’istituzione democratica e della qualità (utilità) del ceto politico-amministrativo; con tutto quello che ne discende in termini di affezione o disaffezione nei confronti delle istituzioni e in termini di maturazione democratica.

Parlo di cose ovvie, di cose che tutti sapete? Sì, lo credo. Ma ne parlo: un po’ per ricordarle a me stesso, un po’ per uscire dal vago di dichiarazioni tipo “farò un’opposizione serena ma severa, critica ma propositiva” e cercare di definire con un poco più di precisione il quadro di valori - etici, politici, civili - nel quale proverò a inserire la mia attività di consigliere; mi sforzo insomma di esplicitare l’angolazione dalla quale guardo; e dalla quale vi farò pervenire contributi, proposte, sollecitazioni così come appunti e critiche ogni volta che mi parrà che la vostra condotta si discosti dai principi che pongo e che, ne sono sicuro, voi condividete; e per permettere a chiunque di rimproverare me ogni volta che il mio comportamento – in quest’aula o nei rapporti con i cittadini – non sembrerà coerente con quanto affermo di voler fare.

Parlo di cose minime? Minime, forse; ma non per questo sempre facili da conseguire né di scarsa importanza nel senso delle responsabilità che ci competono come «comunità educante»: educante s’intende non per proclami ma per la forza dell’esempio e per l’irrefutabile razionalità dei meccanismi che funzionano: in una città bene ordinata, bella, pulita, tutti vivono meglio e tutti sono in grado di capire il principio e l’utilità delle regole finalizzate all’obiettivo. L’obiettivo – che immagino caro a ognuno e condiviso - di elevare, con la qualità dell’assetto cittadino, la qualità della vita delle persone.

Parlo di civiltà e di comunità educante e sono spinto a ricordare un fatto che – a mio modo di vedere e sentire – costituisce una ferita a entrambi questi concetti, tende a bloccarne l’operatività e farne regredire il processo; so di aprire una digressione che forse spiacerà a qualcuno e me ne scuso ma – proprio per la serietà dei temi che interessa - non voglio tacere. Mi riferisco a quel macabro loculo che, con il nome di «culla per la vita» è stato aperto in un muro del complesso “Madonnina del Grappa”. So che in apparenza quell’iniziativa non interpella il Comune; però riguarda profondamente la comunità: io colgo quel funereo sportello come un’offesa alla civiltà e all’ordinamento legislativo italiano, che prevede – con saggezza e rispetto umano – una serie di provvidenze per le donne che la sventura pone in condizioni di rifiutare l’allevamento di un figlio. Proporre, in alternativa alle cure ospedaliere, quell’orrida buca, mi pare un segno non d’amore ma di barbarie oltre che della volontà – che pure trovo inaccettabile - di costituire una sorta di stato parallelo – confessionale – contrapposto a quello laico. Credo che un’istituzione dello stato non possa passare sotto silenzio questo doppio affronto, alla civiltà giuridica e alla laicità dello stato. Mi rivolgo a tutti voi ma in particolare mi rivolgo alla giovane sensibile e intelligente che unisce nelle sue mani la delega alla cultura e ai servizi sociali e che mi pare perciò doppiamente tirata in ballo da questa iniziativa clericale – sicuramente non illegittima sul piano formale eppure grave su quello della cultura civile – e la sollecito a fare sentire la sua voce di dissenso; e la invito a trovare il modo di informare le donne delle opportunità e delle provvidenze che la legge italiana assicura a quante dovessero trovarsi nella disgraziata condizione di dover abbandonare un figlio.
Chiedo scusa per la digressione e torno – ma non me ne sono allontanato molto – a illustrare il modo in cui mi propongo di interpretare il mio ruolo in questo Consiglio. E provo a esemplificarlo ulteriormente avanzando sin d’ora alcune proposte: che avremo tempo di formalizzare in seguito, ma consentitemi di anticiparne alcuni tratti.

Noi abbiamo nelle mani un potere - dunque una responsabilità - enorme: il potere di determinare la forma della città e con essa, poiché non si tratta di una forma astratta, la sua godibilità ovvero la qualità del vivere di chiunque la abiti: anche solo temporaneamente.
Io ho caratterizzato la mia campagna elettorale con un’aspra polemica sulla conduzione delle scelte urbanistiche della passata amministrazione; non si trattava di un tema strumentale: sono convinto che molti gravi errori siano stati compiuti; difficilmente rimediabili; e che anche nel campo della politica della casa la passata amministrazione sia stata carente.
PROPONGO UNA COMMISSIONE CONSILIARE /(CHE POTREMMO DENOMINARE «ASSETTO URBANO E ABITATIVO») che sia di supporto all’Amministrazione per l’individuazione di una corretta politica abitativa e urbanistica; che segua, nello svolgimento di queste competenze, la stesura del nuovo PUC e l’arredo urbano; che promuova un PIANO DELLA VIABILITA' capace di risolvere i problemi del traffico ai vari livelli, comprese le necessarie aree pedonali, percorsi ciclabili, ecc.

Abbiamo il potere di allargare o restringere la partecipazione democratica – grande antidoto e forse sola salute alla barbarie dilagante -; bisognerà estendere e seguire con grande attenzione l’esperienza di CONSIGLI DI QUARTIERE che abbiano una reale capacità di incidere e determinare concrete seppur piccole scelte operative;
abbiamo il potere – e quindi il dovere – di allargare gli spazi di libertà e dei diritti delle persone; per questo rivendico la necessità di provvedere il comune di un REGISTRO DELLE UNIONI CIVILI;
abbiamo il potere di offrire - o non offrire - opportunità di insediamenti lavorativi; per questo io richiamo la necessità di predisporre un PIANO DI SVILUPPO ECONOMICO INTEGRATO che sappia riconoscere l’interconnessione fra i diversi settori economici (agricoltura, turismo, artigianato, nuove tecnologie) e con la questione giovanile: questo è il senso profondo della mia proposta di ripensare radicalmente l’organizzazione delle aree Fit nella prospettiva delle REALIZZAZIONE DI UN CAMPUS DEDICATO ALLA FORMAZIONE-ISTRUZIONE-RICERCA: per fornire una risposta avanzata a una situazione di crisi che sarebbe sbagliato tentare di mascherare.

Mi fermo qui. Non intendo esplorare il ventaglio delle necessità e dei possibili campi di intervento; avremo tempo e modo di entrare nel dettaglio dei problemi e confrontarci nel concreto delle soluzioni; mi basta, oggi, individuare sommariamente l’obiettivo – politico - che pongo a me stesso; il compito cui mi pare siamo tutti – nella distinzione dei ruoli e delle responsabilità – chiamati. Ho provato ad evidenziare, necessariamente a grandi linee, il sistema di valori – politici, etici e culturali - ai quali proverò a conformare la mia azione, sui quali misurerò l’attività della Giunta e dell’intero Consiglio; sui quali chiederò d’essere misurato: nello sforzo di fare dell’intero Consiglio un organismo non solo vagamente finalizzato ma operativamente impegnato, concretamente adoperato a individuare le azioni più opportune per conseguire la migliore qualità possibile dell’assetto cittadino e il livello più alto possibile di coscienza civile, di legalità complessiva, di efficienza e di democrazia.




.............................................................................................Vincenzo Gueglio

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